Votes taken by missholly

view post Posted: 2/10/2016, 10:31     +1Makeup d'epoca: tecniche e prodotti - Di tutto un pò!


IL ROSSETTO: Nell'800 e agli inizi del '900 dipingersi le labbra era considerato socialmente riprovevole, relegato solo ad attrici e prostitute. Le prime donne comuni a osare in pubblico sono state le suffragette che hanno trasformato quello che oggi consideriamo un banale gesto quotidiano in un atto rivoluzionario. Nel 1915 una piccola azienda del Connecticut produce il primo rossetto in stick inserito in una confezione cilindrica di metallo con due levette ai lati che ne permettono la fuoriuscita; da quel momento in poi, in breve tempo, si sono susseguiti centinaia di progetti concorrenti basati su minime variazioni del modello originale. La cattiva qualità delle luci, macchine da presa e fotografiche d'epoca ha spesso creato falsi miti sui colori più usati, il rosso scuro/prugna quasi nero degli anni '20 era in realtà un rosso caldo aranciato mentre il rosso fuoco anni '50 era spesso un rosa baby nei film e un corallo nelle foto. Tangee (un arancio brillante che prometteva di cambiare e adattarsi una volta indossato) e Woodbury sono stati i primi marchi a larga diffusione, economici, esposti in piena luce vicino alla cassa nei drugstore inglesi e americani invece che essere nascosti sotto i banconi delle farmacie assieme ai contraccettivi come se fossero qualcosa di cui vergognarsi. Erano estremamente semplici, a base di oli vegetali (di solito ricino), cere animali e pochi essenziali pigmenti, molto confortevoli, simili a un burrocacao colorato ma irrancidivano facilmente. I primi rossetti a lunga durata risalgono a fine anni '40, erano indelebili, macchiavano le labbra per giorni, contenevano sostanze tossiche come cadmio e piombo, avevano una consistenza poco piacevole, granulosa, simile a sabbia o carta vetrata ed erano talmente dissecanti da tagliare e ferire la mucosa delle labbra. Il brevetto originale era del chimico Hazel Bishop, ma il grande successo commerciale fu di Charles Revson (fondatore della "Revlon") che rubò e copiò spudoratamente l'idea unendola all'innovativa intuizione di marketing di abbinare i colori dei nuovi rossetti agli smalti già in vendita. Solo negli ultimi 15/20 anni, con l'inserimento di oli siliconici volatili e non, acrilati e polimeri sintetici, si è riusciti a mettere a punto formule realmente resistenti a cibo e bevande, impeccabili per ore, dalla texture setosa, sottile e scorrevole. I primi esperimenti di questo tipo sono stati il ColorStay di Revlon a fine anni '90, water resistant ma troppo opaco e asciutto, e il Lipfinity di Max Factor a inizio 2000, diviso in due parti, una di colore puro da stendere con attenzione e lasciare asciugare, e una idratante e sigillante da applicare in un secondo momento. Culturalmente il momento d'oro del rossetto si pone fra la 2°guerra mondiale e gli anni '50 quando prendersi cura di sè era considerato un dovere morale e sembrava impossibile uscire di casa senza un velo di colore sulle labbra. Nei decenni successivi conosce un lento oblio, considerato "un trucco per vecchie signore" negli anni '60 e '70 fino agli anni '90/2000 in cui viene completamente eclissato nelle vendite da gloss, lucidalabbra e formati sheer, perlati, glitterati e brillanti. Torna di gran moda solo di recente sia con lo stick tradizionale con finish cremoso, satinato e vellutato sia con le tinte liquide opache a base alcolica che, una volta evaporata, lascia un film aderente e resistente sfruttando la tecnologia nata grazie ai fondotinta siliconici di nuova generazione.
view post Posted: 28/6/2016, 15:36     +1Joik Maschera al mirtillo e ribes - Marche dalla J alla N


Cranberry and blackcurrant facial mask





Prezzo:


tra i 10,40 e i 13 euro per 50 gr

Descrizione

Maschera al mirtillo rosso e ribes nero, illuminante e rigenerante per pelli normali, secche e spente. L'azione purificante e disinfettante dell'argilla bianca e rosa è potenziata dal miele antibatterico e dalla vitamina C presente nei frutti di bosco che esfoliano delicatamente la pelle aiutandola a rinnovarsi. Il latte rende il composto più delicato contribuendo a nutrire la pelle senza appesantirla.
Modo d'uso: aggiungere a un cucchiaio della maschera in polvere uno di acqua, the verde, camomilla, latte o idrolato a vostra scelta; mescolare fino a ottenere una consistenza densa e cremosa, applicare su viso e collo (contorno occhi e labbra escluso) e lasciare in posa 10/15 minuti. Risciacquare con acqua tiepida con movimenti rotatori per sfruttare il leggero effetto scrub dei microgranuli presenti all'interno.



Ingredienti:
kaolin, CI77004, whole milk powder, mel powder, vaccinium macrocarpon fruit powder, ribes nigrum fruit powder



Dove si acquista:
dal sito ufficiale https://joik.eu/en e in vari shop ecobio online italiani e stranieri come www.primobio.it , www.lovelula.com , www.lacimpinessa.com , www.bioeco-shop.it , www.shoppable.it , www.elajanatura.it , ecc.


Informazioni aggiuntive:
Handmade in Estonia

Cruelty Free





Delicata, lenitiva e nutriente, forse pure troppo per una pelle mista con questo caldo, lascia la pelle morbida, elastica e compatta, con i pori più piccoli come quella al cioccolato ma l'effetto scrub è minore e l'odore e la presenza del latte decisamente meno invasivi. L'ho voluta provare perchè mi è tornata un po' di dermatite sugli zigomi e volevo vedere se il ribes nero all'interno mi avrebbe aiutato ed è stato così: pellicine sparite quasi del tutto e diminuzione dei rossori e della sensazione di fastidio e prurito. Penso proprio che la metterò da parte e la userò contro le tipiche irritazioni invernali che mi vengono a causa del vento troppo forte. ;)
view post Posted: 16/6/2016, 14:46     +1Pai Skincare - Rivenditori ONLINE
Segnalo la nuova linea per bebè "Petite Pai" , è possibile provare anche un minikit da 10 euro con una body konjac sponge originale e le trial size da 15 ml della crema viso-corpo e dello shampoo-bagnoschiuma alla mela e malva. Faccio notare il capolavoro di delicatezza e efficacia degli inci, perfetti per quelle pelli reattive (anche adulte) che spesso hanno ancora più problemi con i prodotti bio e "naturali", già la linea base è fatta molto bene da questo punto di vista ma qui si sono superati con tutta una serie di ingredienti che puntano a rispettare e ripristinare il ph <3 http://europe.paiskincare.com/index.php?ma...ath=35&sort=20a
view post Posted: 1/5/2016, 15:13     +1Maschera per pelli miste, asfittiche, con impurità - I nostri Esperimenti Cosmetici
Un'altra alternativa a questa maschera e al siero esfoliante Antos potrebbe essere la maschera AHA Peel di Madara a base di acido lattico, vitamina C e idrolato di lavanda; il mix è meno delicato del siero Antos ma lavora in modo più intenso e specifico sulle piccole impurità sotto pelle, punti neri, pori dilatati e segni d'espressione. In entrambi i casi sono prodotti che vanno a migliorare in modo complessivo la consistenza generale della pelle del viso, se il vostro interesse principale rimane quello di schiarire le macchie rosse da acne, specie se fresche, la prima scelta rimane sempre l'aspirina, non ho ancora trovato nulla che le schiarisca e illumini con la stessa efficacia e velocità.

http://www.madaracosmetics.com/en/products...-mask-60ml.html
view post Posted: 27/4/2016, 14:18     +1Siero senza oli - Serve un consiglio? Scrivi qua e ti aiuteremo!
Segnalo anche il siero illuminante idratante della nuova linea multivitaminica della Phytorelax con ialuronico ad alto peso molecolare, vitamine A-C-E, olio di soja, mica, silica e betacarotene (quindi perfetto per l'abbronzatura estiva), da solo per pelli asfittiche o misto-oleose che vogliono migliorare un incarnato spento e ingrigito, sotto una crema (anche solare) per pelli secche o mature a rischio macchie scure. Sconsigliato a soggetti sensibili e reattivi data l'alta presenza di allergeni del profumo da doppio bollino rosso, oli essenziali puri e un mix di conservanti piuttosto aggressivo.

http://www.phytorelax.it/portfolio-items/s...ante-idratante/
view post Posted: 31/3/2016, 17:38     +1Cosa pensano dell'ecobio famiglia e amici - Di tutto un pò!
Come le altre già sanno, sono cresciuta in una delle prime aziende agricole bio d'Italia, per me è sempre stato lo stile di vita di tutta la famiglia, è parte integrante della mia educazione e non riesco a immaginare di comportarmi in un'altro modo. Ho vissuto sulla mia pelle i pregiudizi, l'ostilità, l'astio delle persone; fino a pochi anni fa eravamo considerati hippy senza speranza o addirittura pericolosi avvelenatori di acque e terreni (si, c'è stato un periodo fra gli anni 80 e 90 in cui in Italia si credeva che il bio fose MENO sano e poco sicuro), ci fu addirittura una manifestazione contro il nostro primo negozio! Il costo più alto ormai è spesso dovuto a un rispetto maggiore della manodopera (niente a che fare con lo schiavismo di certi grandi proprietari terrieri) o a eventi metereologici disastrosi (siccità, malattie, tempeste di grandine, ecc.), ormai si trova dell'ottimo bio certificato anche nei supermercati (la qualità di Viviverde Coop è altissima), discount (specie i tedeschi che consumano bio dagli anni 70) o si può risparmiare ancora di più comprando direttamente dal produttore o partecipando a un GAS (gruppi di acquisto autonomo). NaturaSi e CuoreBio invece fanno spesso rialzi insensati, hanno una politica interna degna delle peggiori Esselunga, sfruttano la moda e non sono una catena che consiglierei ma mi rendo conto che spesso sono gli unici facili da trovare. Detto questo, molta della nuova ondata green da fastidio anche a me, ci sono certi vegani-macrobiotici-biotalebani-ecosnob così invasati da sembrare degli estremisti religiosi, un atteggiamento così rigido e giudicante da creatura superiore prescelta non porta da nessuna parte, mi fanno solo venire voglia di entrare nel primo MacDonald's!! :D Se mi posso permettere, vedo che scrivi dal Veneto e non è proprio una delle regioni più progressiste e aperte di mente che ci siano sull'argomento, in Trentino per esempio la coscienza ecologica è molto più sviluppata e vengono fatti progetti ad hoc nelle scuole sin dall'asilo.

P.S. sul fumo ti do assolutamente ragione!
view post Posted: 28/3/2016, 15:09     +2Makeup d'epoca: gli anni '60 - Di tutto un pò!


Gli anni '60 sono stati un periodo ricco di fermenti culturali, grandi cambiamenti sociali e morali ma anche pieno di contraddizioni, attraversato da una vena più leggera e superficiale. Infatti, se l'ideale di un corpo sempre più magro e giovane, l'attenzione a tutto ciò che è di moda (hip, cool, in, it) e l'ossessione per la celebrità in quanto tale ha le sue radici negli anni 20, è proprio negli anni 60 che diventa quel fenomeno di massa che conosciamo ancora oggi. Per la prima volta i giovani sono in larga maggioranza, alla ricerca di un nuovo modo di rappresentare se stessi e di interagire con il mondo, in aperto contrasto con le generazioni precedenti considerate troppo conformiste e conservatrici. In un contesto come questo, con un'intera generazione alla ricerca di un nuovo modo di essere, il look diventa fondamentale:

- stile MOD ("modern", inizio anni 60): capelli corti e dalla forma tondeggiante per tutti; da paggio o a elmetto come i Beatles per i ragazzi, caschetto a cinque punte o pixie cut come quelli creati da Vidal Sassoon per Mary Quant e Mia Farrow per le ragazze. La bellezza Mod ideale è incarnata alla perfezione da Twiggy, l'opposto della pin up iperfemminile, materna e tutta curve dei decenni precedenti: esile, minuta, acerba, fragile, magrissima, dal fascino androgino-adolescenziale, spettinata, con pelle perfetta, occhi grandi e bocca piccola, una Lolita apparentemente inconsapevole della propria sensualità (il libro di Nabokov viene pubblicato in Europa proprio in questo periodo). Gli accessori feticcio sono l'eye liner, usato in modo grafico e creativo sull'intera area perioculare, e le ciglia finte applicate intere, a ciuffi, a coppie, al contrario, sulla rima superiore, inferiore, disegnate con la matita, ecc. Gli ombretti si ispirano all'arte contemporanea, i colori saturi e vivaci della pop art si alternano al gioco di opposti in bianco e nero dell'optical art. Lo sguardo viene reso più ampio e profondo grazie alla tecnica del cut crease che consiste nel tracciare una linea curva più scura sull'intera lunghezza della piega dell'occhio in contrasto con una palpebra mobile più chiara e luminosa. La bocca è in secondo piano, struccata, pallida, con un leggero velo di gloss trasparente o annullata con fondotinta, cipria e correttore (i rossetti beige non esistevano). I cappelli tradizionali vengono sostituiti da berretti morbidi dalla visiera rigida.

Twiggy, come molte modelle, si truccava e vestiva da sola prima di ogni servizio fotografico; ai tempi, nel mondo della moda, non esistevano ancora figure professionali come stylist e makeup artist.








Anche un'amante dello stile anni '50 come Audrey Hepburn si lascia sedurre dal cut crease:



Vidal Sassoon all'opera su Mia Farrow e Mary Quant





Il famoso caschetto a cinque punte



- stile futuristico-spaziale: ispirato al ruolo di Jane Fonda in "Barbarella" e al generale senso di ottimismo dato dalle continue scoperte tecnologiche e dai viaggi nello spazio che facevano sentire il futuro immaginato dalla fantascienza sempre più vicino. I colori più usati erano il bianco e l'argento, con effetto frost (ghiacciato), perlato o metallizzato, cercando di replicare i riflessi lucidi dei nuovi materiali (plastica, vinile, rodio, acciaio, ecc.) usati da stilisti innovativi come Paco Rabanne, Pierre Cardin e Courreges. Capelli lunghi, lisci o leggermente ondulati, preferibilmente biondi, molto cotonati, soprattutto nella parte superiore del capo. I copricapi ricordano i caschi da fantino e astronauta.

Rossetto bianco e finish frost per labbra "spaziali"







Il nuovo look cotonato e biondo platino di Brigitte Bardot si ispira a questa tendenza



Jane Fonda in "Barbarella" di Roger Vadim (1968), costume e stivali di Paco Rabanne.


- stile bon ton e glamour: di giorno ispirato a Jackie Kennedy con colori pastello, tailleur e cappottini dal taglio sobrio e lineare, cappellini geometrici (pill box), unghie-guance-occhi-labbra rigorosamente della stessa tinta e finish (molto amato il rosa perlato che viene dichiarato colore dell'anno nel 1962) e capelli sempre perfettamente in piega grazie a posticci, toupet e parrucche che proprio in questi anni raggiungono l'apice di vendita e produzione. Per questo tipo di cliente benestante, matura e alla ricerca di qualcosa di meno alternativo e più curato, Helena Rubinstein istituisce con grande successo il "Day of Beauty": 6/7 ore da dedicare completamente a sè stesse fra massaggi, ginnastica, dieta, pulizia del viso, manicure, pedicure, trucco, ecc. Di sera i modelli di riferimento sono la moglie dello scià di Persia Farah Diba, Priscilla Presley e Liz Taylor in "Cleopatra" (1963). Il look diventa più intenso e scenografico con capelli nero pece lisci, gonfi e voluminosi, ombretti sgargianti (bianco gesso, turchese, verde smeraldo) e un uso massiccio dell'eyeliner liquido e in gel sia sulle sopracciglia, per renderle più scure e definite, che attorno all'occhio allungandosi sopra e sotto in una o più code verso l'alto che possono arrivare fino alle tempie in un'evoluzione drammatica del tipico cat eye anni '50 (tiger eye).

Il must have della signora perbene: rossetto rosa perlato da abbinare ad accessori dello stesso colore



Jackie Kennedy con il pill box


La "cofana" di Priscilla Presley :)




Liz Taylor dentro e fuori il set di "Cleopatra". A causa di questioni sindacali, era spesso costretta a truccare da sola se stessa e alcune comparse; una volta finito di lavorare, passeggiava per Roma senza cambiarsi contribuendo a diffondere la nuova moda ancora prima che il film uscisse nelle sale.



Sophia Loren, il tiger eye più famoso del cinema



- stile hippy (fine anni 60): chiome lunghissime, liscie o mosse, spesso con la riga in mezzo, senza messa in piega, lasciate crescere libere e selvagge sia per le ragazze che per i ragazzi, con grande scandalo dei benpensanti. I fermacapelli di plastica a forma di margherita di Mary Quant diventano dei fiori veri e propri, intrecciati con perline, nastri, piume e laccetti di cuoio. Il trucco diventa un modo per esprimere se stessi e lo spirito dell'epoca, esce dai ristretti confini del viso per estendersi a tutto il corpo con scritte, simboli, disegni astratti o floreali, ponendo le basi per quello che sarebbe diventato il body painting e la body art. Grande fascino per tutto ciò che è naturale e orientale, che rispetta l'ambiente e punta a unire in armonia esteriorità e spiritualità come yoga, meditazione, oli essenziali, massagi olistici, aromaterapia, cristalloterapia, cromoterapia, ecc.



Icone di stile: le modelle smettono di essere anonime indossatrici e diventano delle star in grado di influenzare usi e costumi della società, fra le più amate: Twiggy, Penelope Tree, Jane Shrimpton, Veruschka e Edie Sedwigck, musa di Andy Warhol.

Penelope Tree, la prima ad applicare le ciglia finte al contrario e sulla rima inferiore


Veruschka ha partecipato a "Blow Up" di Antonioni ed è diventata una quotata body painter


Lo stile di Edie Sedwickg è stato protagonista di vari servizi su Vogue e ha scatenato dei veri e propri fenomeni di emulazione, in particolare le hanno copiato la calzamaglia nera coprente usata al posto dei pantaloni, le t-shirt da uomo a righe orizzontali come mini abito, le pellicce corte ma voluminose e gli orecchini etnici giganti che sfiorano le spalle.

Le attrici perdono l'aura di divismo e tornano ad essere delle semplici ragazze della porta accanto, a colpire l'immaginario collettivo non è più il loro stile ma quello dei personaggi che portano sullo schermo: Faye Dunaway in "Bonnie and Clyde", Jean Seberg in "Fino all'ultimo respiro", Julie Christie in "Darling", Jane Fonda in "Barbarella", Mia Farrow in "Rosemary's Baby", Monica Vitti nella trilogia dell'incomunicabilità ("L'avventura", "La notte", "L'eclisse") e "Deserto Rosso" di Michelangelo Antonioni, ecc.

Jean Seberg in "Fino all'ultimo respiro" di Jean-Luc Godard (1960)


Faye Dunaway in "Bonnie and Clyde" di Arthur Penn (1967)


Monica Vitti

Nella musica: Joan Baez, Janis Joplin, Francoise Hardy, Patty Pravo, Mina e Maria Callas, diventata per molte donne il simbolo dell'anatroccolo brutto e goffo trasformato in uno splendido cigno.

Janis Joplin


Mina a inizio e fine anni '60, tiger eye per la tigre di Cremona




Maria Callas
view post Posted: 21/3/2016, 11:36     +1Makeup d'epoca: gli anni '50 - Di tutto un pò!
L'immagine "Ceil de Biche" (Occhi di cerbiatta) creata da Erwin Blumenfeld con la modella Jean Patchett e usata come copertina di Vogue del Gennaio 1950, rappresenta la quintessenza dello stile che avrebbe dominato quegli anni:



- sopracciglia perfettamente arcuate ripassate con la matita marrone

- labbra rosse ben definite dalla matita contorno labbra e da più strati di rossetto dello stesso colore

- incarnato pallido, omogeneo, senza difetti, reso opaco dalla cipria in polvere bianca applicata con il piumino su cui spicca per contrasto un piccolo neo finto disegnato per vezzo

- "occhi da cerbiatta" con ciglia all'insù e aperte a ventaglio grazie a piegaciglia (spesso riscaldati con ogni mezzo possibile), mascara, ciglia finte, un velo di ombretto ed eye liner.

L'eye liner, rigorosamente nero, all'inizio degli anni '50 viene usato solo per coprire l'attaccatura delle ciglia finte, è una riga sottile senza codina o con la codina all'insù appena accennata, nel corso del decennio diventa più spessa e importante, prima solo nella parte esterna sempre più allungata ed estesa verso l'alto, poi su tutta la rima palpebrale, fino a diventare, alle porte degli anni '60, il punto focale di tutto il look.

L'eyeliner in pasta densa e cremosa veniva applicato con un pennello dalla punta sottile


In questi anni avviene il passaggio dal mascara originale sottoforma di panetto solido sopra cui viene sfregato un pettine simile a uno spazzolino da denti a quello in tubo con scovolino che usiamo ancora oggi:


In realtà la donna comune nella vita di tutti i giorni osava con il colore molto più di quanto l'immaginario hollywoodiano ci abbia fatto credere. Le palette del make up cambiavano almeno due volte l'anno di pari passo con quelle della moda per i vestiti. Ai tempi era molto più importante che l'ombretto si abbinasse alla borsetta o alle scarpe piuttosto che valorizzare la donna che lo indossava. Erano considerati raffinati abbinamenti come ombretto verde ghiaccio+matita verde bosco+mascara color rame o ombretto azzurro argentato+ matita blu notte+mascara viola. La combinazione di maggior successo fu ombretto e/o mascara turchese+ labbra arancio sfoggiata anche da Tippi Hedren ne "Gli Uccelli" di Hitchcock.

Ombretto verde muschio, uno dei colori best seller assieme a lilla e azzurro






Tippi Hedren ne "Gli Uccelli"

Il fondotinta era molto più pesante di quello che siamo abituate a usare oggi, veniva steso in spessi strati come se fosse una maschera umida, di parecchi toni più chiaro del colore naturale della pelle nel caso delle donne più eleganti e sofisticate, di un marrone artificiale per chi voleva simulare l'abbronzatura di una vacanza che ancora non si poteva permettere. Il collo di solito veniva trascurato rendendo piuttosto visibile lo stacco netto della maschera perfetta, finta e vistosa che doveva rappresentare il make up di quest'epoca.

Fondotinta liquido e luminoso, un grande cambiamento dopo decenni di cipria in polvere opacizzante



Beauty tutorial di Helena Rubinstein. La creatività non era contemplata, ogni ora del giorno e situazione sociale prevedeva un look e regole ben precise da rispettare.


Leggenda vuole che alcuni mariti non siano mai riusciti a vedere le mogli al naturale, piuttosto si svegliavano un'ora prima per rendersi impeccabili, si coricavano solo a luci già spente o, addirittura, andavano a letto con un trucco serale creato apposta per dormire e i momenti d’intimità. I giornali femminili erano ricchi di consigli su come apparire al meglio e i saloni di bellezza avevano corsi in cui era possibile imparare a truccarsi. I prodotti più ambiti erano la cipria compatta Cream Puff di Max Factor (pubblicizzata da Ava Gardner nel '53 e da GwynethPaltrow nel 2013), il suo correttore e copriocchiaie Erase del 1954, primo prodotto di camouflage per il grande pubblico, il sapone LUX e il Silken Lipstick di Helena Rubinstein, il primo rossetto in stick arricchito da proteine della seta dalla consistenza cremosa, morbida e idratante.

Ava Gardner per Max Factor



Ovviamente anche mani e piedi dovevano essere ben curati con le unghie dipinte dello stesso colore e in tinta con il rossetto, in tutte le sfumature di rosso possibile, corallo e arancio. La manicure tipica era ovale e allungata, quasi a punta, ma spesso si preferiva usare direttamente le unghie finte.

I capelli potevano essere lunghi o corti, raccolti o sciolti, ma sempre perfettamente in piega con permanente o bigodini (anche auto riscaldanti), il biondo platino, miele e fragola era fra i colori più amati mentre il rosso "alla Gilda" era ancora considerato poco serio. Si faceva largo uso di frange, chignon e toupet posticci. Verso la fine del decennio lo stile è più vaporoso con volumi e cotonature sempre più ampi e la lacca diventa un accessorio indispensabile.

L'immancabile lacca


Uno dei tagli più diffusi e amati


Per non rovinare la messa in piega i cappellini venivano spesso sostituiti da piccoli eleganti copricapi attaccati direttamente ai capelli



Il parrucchiere era un'importante luogo di ritrovo, uno dei pochi in cui le donne si sentivano libere di essere se stesse


Per la prima volta viene realizzata una linea di make up specifica per le teenagers che, grazie al boom economico, cominciano ad avere una paghetta da investire. Il trucco è simile a quello delle madri ma meno preciso, con frangette corte, sopracciglia più larghe e folte, labbra "imbronciate" poco definite e code di cavallo ispirate alle giovani Brigitte Bardot e Audrey Hepburn.

Audrey Hepburn e Brigitte Bardot all'inizio della loro carriera


Icone di stile: Anna Magnani, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Grace Kelly, Liz Taylor, Doris Day, Evita Peron, Anita Ekberg, ecc.

Liz Taylor


Sophia Loren


Gina Lollobrigida


Grace Kelly

Marylin Monroe merita un discorso a parte, è diventata il simbolo degli anni '50 ma, nonostante il suo look sia uno dei più amati e imitati, nasconde ancora tanti piccoli segreti. Per esempio amava spignattare personalmente il suo balsamo labbra ed era talmente gelosa della ricetta da volerla brevettare, applicava le ciglia finte solo nell'angolo esterno per ottenere uno sguardo sexy, socchiuso e velato e inseriva all'interno della rima palpebrale inferiore una matita rossa per rendere ancora più chiaro il bianco dell'occhio. Esasperava il contouring per ottenere un viso il più possibile a forma di cuore, usava uno spesso strato di vaselina sotto il fondotinta come se fosse un primer per ottenere un effetto "glow" illuminante in aperto contrasto con il trend opacizzante dell'epoca e sulle labbra arrivava ad avere anche 6/7 strati di prodotti fra burrocacao, vaselina, cipria, matita e almeno 2 o 3 rossetti di colore diverso, ecc. Nella maggior parte dei suoi film quello che sulla sua bocca sembra rosso in realtà è un rosa baby, il vero rosso sarebbe sembrato nero sulle pellicole dell'epoca.



Pubblicità per i cosmetici della famiglia Westmore, costruttori di parrucche, sono diventati i primi truccatori ufficiali dei grandi studios hollywoodiani inventandosi da zero la professione.


Per chi volesse saperne di più:





Edited by missholly - 21/3/2016, 18:31
view post Posted: 14/3/2016, 18:40     +3Makeup d'epoca: gli anni '40 - Di tutto un pò!
"La moda è indistruttibile" Cecil Beaton per Vogue UK (1942):



Nonostante lo scoppio della seconda guerra mondiale l'industria della bellezza in questi anni non conosce crisi, anzi, continua ad aumentare i propri guadagni grazie alle donne che cominciano a considerare i cosmetici beni di prima necessità di cui non è più possibile fare a meno per non lasciarsi andare, farsi trovare pronte all'improvviso ritorno del marito dal fronte e, soprattutto, essere impeccabili nel mondo del lavoro in cui cominciano a farsi sempre più strada.

Nelle pubblicità era ricorrente il riferimento alla guerra e al senso di responsabilità femminile





A causa della mancanza di materie prime come grassi e glicerina la qualità dei prodotti era scarsa, si stendevano con difficoltà, in modo poco omogeneo e, una volta asciutti, tendevano a sgretolarsi e a staccarsi in spessi strati. Ma la necessità aguzzò l'ingegno! C'era chi tingeva ciglia e soppracciglia con lucido per stivali e vernice per scarpe, chi colorava guance e labbra con infusi di petali e nastri colorati intinti nel vino rosso e chi, non potendo permettersi shampoo e balsamo, faceva impacchi con il tuorlo d'uovo e risciacqui con birra o aceto.

Data la scarsità di mezzi a disposizione, il trucco era semplice ma di grande effetto




Punto focale del look erano le labbra rosso scuro, ben definite e disegnate, rese il più possibile piene e a forma di cuore e le soppracciglia molto curate, sottili e arcuate, ritoccate spesso con la pinzetta. Sul resto del viso le americane erano decisamente più avvantaggiate, dalla fine degli anni '30 avevano a disposizione il Pan Stick (fondotinta compatto) di Max Factor che permetteva loro di coprire, uniformare e opacizzare in unico gesto, mentre le europee dovettero accontentarsi ancora a lungo della semplice cipria in polvere. Il trucco degli occhi era minimo, palpebre nude o con un'ombra appena percettibile e spesso il mascara veniva sostituito inumidendo le ciglia con dell'acqua per renderle più lucide e incurvandole con le dita o il dorso di un cucchiaino. L' uso dell'eye liner, prerogativa di showgirl e modelle, si diffonde solo diversi anni dopo la fine della guerra, quando comincia a farsi strada un nuovo ideale di donna con occhi grandi e labbra più chiare, giovane, allo stesso tempo sexy e infantile, incarnato alla perfezione da Brigitte Bardot nel decennio successivo.

Il fondotinta compatto di Max Factor (Pan-cake e Pan-stick) è stato il primo prodotto di questo genere destinato al grande pubblico, ispirato al cerone professionale per attori (greasepaint)



Il trucco delle gambe era ancora più importante di quello del viso, le donne "perbene" non potevano uscire a gambe scoperte ma le calze di seta erano diventate troppo costose e quelle di nylon introvabili, perciò cominciarono a disegnarsi sul retro delle gambe una lunga linea continua scura (a volte colorando anche il tallone) a replicare la cucitura delle autoreggenti. Un'altra possibilità erano le creme colorate ma richiedevano parecchio tempo per assorbirsi e asciugarsi e spesso il risultato era a macchie, sporcava gli abiti e spariva alla prima goccia di pioggia o fango.


I capelli tagliati nei saloni venivano raccolti e riciclati dall'industria bellica come fili da cucire ma erano ben poche le persone che potevano permettersi il lusso di una parrucchiera, per questo si diffuse l'abitudine di portare i capelli arrotolati su se stessi o avvolti attorno alla testa e spinti verso l'alto nel modo più creativo possibile. I raccolti più popolari erano l'elmo, i victory rolls e lo chignon, creato per una sfilata di Balenciaga del '44 e destinato a diventare un'acconciatura senza tempo. Diventa di moda anche portare turbanti, fasce, fazzoletti, grandi fiori e cappellini eccentrici, un modo elegante, economico e veloce per coprire una testa poco curata. I capelli lunghi e sciolti erano lasciati alle dive di Hollywood, la pettinatura più imitata era quella di Veronica Lake con onde morbide e vaporose frutto di una permanente con ricrescita e una riga a lato talmente accentuata e in avanti da coprire metà viso. Il governo americano fu costretto a chiederle di tagliarsi i capelli "per il bene della nazione" a causa dei troppi incidenti capitati alle casalinghe e operaie che cercavano di copiarla (perdita della vista, ustioni, ciocche incastrate negli ingranaggi).

Acconciature


Carmen Miranda porta in scena la tendenza a decorare i turbanti con fiori, frutta e verdura vera o finta



Le "onde" di Veronica Lake


Icone di stile: le "ragazze calendario" considerate fondamentali per tenere alto il morale delle truppe come le sweater girls (con maglioncino corto e aderente) fra cui una giovanissima Norma Jean prima di diventare Marylin Monroe, le cotton dress girls (acqua e sapone), le satin sweethearts (più seducenti, ispirate a Jean Harlow in abito di seta "seconda pelle"), le california girls (pelle dorata, aria sana e sportiva) e le vere e proprie pin up girls, in abiti succinti, lingerie o costume da bagno, simbolo di una sensualità ironica e giocosa. La più amata era Betty Grable che assicurò le sue gambe, che oggi verrebbero considerate troppo corte e poco slanciate, per la cifra record di un milione di dollari.

Betty Grable, "la donna con le gambe più belle del mondo"



Per evitare la censura, spesso le immagini originali venivano dipinte o trasformate in un disegno a fumetti



Un altro tipo di femminilità più matura, forte e indipendente veniva incarnato dalle grandi attrici di Hollywood come Bette Davis, Katharine Hepburn, Joan Crawford, Ingrid Bergman, Ava Gardner, Rita Hayworth e Lauren Bacall.

Bette Davis


Katharine Hepburn


Joan Crawford

Tutorial d'epoca (materiale d'archivio originale!):
view post Posted: 7/3/2016, 15:37     +1Makeup d'epoca: gli anni '20 - Di tutto un pò!


Quello che oggi viene comunemente considerato lo stile tipico degli anni venti era in realtà sfoggiato da un ristretto gruppo di giovani ricchi e privilegiati che affrontarono il decennio come se fosse un unico lungo grande party "alla Gatsby" per poi scontrarsi con la dura realtà durante la crisi del '29. Nella vita di tutti i giorni le donne abbandonarono volentieri le costrizioni fisiche e morali imposte dai bustini ottocenteschi, ma di certo non si tagliarono i capelli in massa (cosa fortemente osteggiata dai mariti dell'epoca) nè cominciarono all'improvviso ad andare in giro con le soppraciglia depilate e gli occhi bistrati di nero, l'evoluzione fu molto più lenta e graduale di quello che sembra.

Il look era molto più fresco e leggero di quello scuro e stereotipato a cui siamo abituate a pensare:




Le più coraggiose portavano i capelli "alla maschietta" o a caschetto, con o senza frangia, lisci o con onde piatte e molto fitte, mentre le altre si limitavano a raccoglierli e acconciarli in modo che sembrassero più corti. Un altro luogo comune da sfatare, nato dai contrasti di ombre e luci delle foto in bianco e nero, è che il trucco occhi-labbra fosse molto scuro; in realtà gli ombretti più usati erano verde, turchese e blu (abbinati ad abbondante matita e kajal nero o marrone) e i rossetti più amati rosa scuro, lampone, rosso e arancione. Le soppraciglia erano sottilissime, arcuate e allungate verso il basso, spesso direttamente rasate e ridisegnate con la matita nera. La forma ideale dell'occhio era tondeggiante e all'ingiù mentre quella della bocca era piccola e a cuore, per ottenerla si annullavano le labbra con la cipria e si applicava il rossetto solo nella parte centrale.

Tagli corti


Capelli lunghi raccolti


I cappellini più venduti erano la cloche floscia o semirigida e il basco


Le mani più in voga sfoggiavano una manicure a mezza luna con la lunetta alla base delle unghie lasciata libera e in contrasto con il resto dello smalto colorato (introdotto nel '25).

Half-moon manicure


In contraddizione con un corpo sempre più scoperto da abitini che solo fino a pochi anni prima sarebbero stati considerati delle semplici sottovesti, il make up eccessivo e vistoso diventa una maschera dietro cui nascondere il viso e la propria personalità. Ritoccarsi il trucco in pubblico era considerato un gesto trasgressivo e provocatorio e, proprio per questo, di gran moda grazie anche ad un'attenzione sempre maggiore al design e al packaging in stile art noveau e con decori floreali dei nuovi portacipria e rossetti in stick.

Qualcuno ha detto "ritocco in pubblico?" :)




Le immigrate russe importarono la tecnica del beading che consiste nell'appoggiare delle piccola goccie di cera sulle ciglia riflettendo la luce e illuminando lo sguardo. Ma la vera innovazione in questo campo fu l'introduzione nel 1921 del primo mascara impermeabile; ancora oggi il primato dell'invenzione viene conteso fra Elizabeth Arden e Helena Rubinstein, di sicuro l'accesa competizione fra queste due pionere dell'estetica (assieme a Max Factor) diede una grande spinta evolutiva alla ricerca.

Primo piano di Man Ray su ciglia con beading



Mascara waterproof di Helena Rubistein



L'incarnato ideale all'inizio del decennio è pallido, il più chiaro possibile, ma nel corso degli anni si inizia ad apprezzare anche la pelle più scura, da quella dorata e leggermente abbronzata di Coco Chanel, simbolo di una vita attiva, dinamica e passata all'aperto, a quella color ebano di Josephine Baker il cui stile, dall'albume d'uovo usato per tenere fermi e lucidi i capelli alla matita bianca nella rima interna dell'occhio, venne a lungo imitato aiutando a superare i pregiudizi razziali.

Uno dei primi oli solari in commercio, 1929


Josephine Baker


Icone di stile: Gloria Swanson, una delle prime dive del cinema ad essere definita un' icona; la jazz babe Clara Bow che grazie al film "It" del 1927 diventa l'incarnazione della perfetta it girl ("colei che non sa fare niente ma quel niente lo sa fare benissimo"); la garconne Louise Brooks il cui taglio di capelli a caschetto con frangia piena viene ancora oggi copiato dalle donne di tutto il mondo oltre ad aver ispirato Valentina di Crepax e Anna Wintour; la musa di Man Ray Kiki de Montparnasse; la poetessa Gertrude Stein, mentore e mecenate di alcuni dei più grandi artisti del '900 come Picasso e Hemingway.

L'immagine che ha reso Gloria Swanson un'icona



La It Girl Clara Bow





Il caschetto di Louise Brooks



Infine celebriamo, come solo loro avrebbero saputo fare, le flappers, giovani donne come noi che con le loro ginocchia scoperte, mancanza di inibizioni e voglia di vivere, hanno fatto fare un enorme e gioioso salto in avanti all'emancipazione femminile:

view post Posted: 29/2/2016, 17:50     +1Makeup d'epoca: la Belle Epoque - Di tutto un pò!


La tipica bellezza tra fine '800 e inizio '900 prevedeva grandi occhi tondi infantili, un vitino da vespa stretto da un bustino con le stecche di balena, un'accentuata linea a clessidra o a S e un'aria naturale, fragile, delicata, malaticcia. Ufficialmente era tabù tutto ciò che era artificiale come trucco e tinte per capelli.


La pelle doveva essere il più pallida possibile per distinguersi da quella arrossata e abbronzata delle classi più umili e per ottenerla le donne erano disposte a tutto usando fluidi e creme sbiancanti a base di candeggianti, piombo e arsenico. Indispensabili prima di uscire l'ombrellino parasole e la cipria di riso. Nelle occasioni speciali spesso venivano ripassate le vene e i capillari su collo, tempie e decolleté con il colore verde/viola/blu per accentuare ancora di più il contrasto con il candore della pelle e aumentare l'aria cagionevole.

Il prodotto must have di questo periodo: Valaze, la prima crema pastorizzata e a lunga durata dalle proprietà schiarenti, idratanti e protettive



Le unghie erano lasciate al naturale o lucidate con una pasta levigante.

I capelli bianchi non davano fastidio anzi si pensava che ringiovanissero mentre i capelli lisci e piatti erano considerati sinonimo di brutto carattere. La donna ideale li portava ondulati, vaporosi e morbidamente raccolti, per arrivare a questo risultato si usavano ferri arricciacapelli, permanenti, toupet e ciocche posticce da intrecciare a quelle vere (antenate delle extensions!). La pettinatura più famosa era la Gainsborough ispirata ai quadri dell'omonimo pittore. All'aperto la testa doveva sempre essere coperta, di solito da un cappello a tesa larga decorato con nastri, fiori o piume. Il peso che le donne sostenevano sul capo era talmente tanto che erano costrette a indossare un supporto speciale alla base del collo (collier de chien) e a camminare piano con un portamento rigido ed eretto.

Capelli e cappelli






In mezzo a tutto questo perbenismo una nota stonata: molte ragazze di buona famiglia portavano anellini ai capezzoli (piercing), probabilmente per alzare il seno, aggiungendo altro dolore fisico alla tortura imposta dai bustini spesso talmente stretti da modificare gli organi interni, causare problemi di digestione e respirazione, svenimenti e a volte persino la morte.

Le prime a osare un trucco colorato in pubblico furono le attrici di teatro, già abituate a farlo per lavoro, e le suffragette che capirono subito di doversi sempre presentare in modo impeccabile per evitare accuse sterili al loro aspetto fisico. Ben presto le donne più in vista e indipendenti iniziarono a imitarle rendendo più comune l'uso della matita per sopracciglia, l'ombretto, il rouge de theatre (blush, fard) e l'henné.

LA GIBSON GIRL: la vera icona di stile di questo periodo non è un personaggio in carne e ossa ma un'illustrazione creata da Charles Dana Gibson e apparsa sul periodico Collier per quasi vent'anni. Fra il 1890 e il 1910 non solo ha influenzato il look e l'abbigliamento delle donne ma anche il comportamento ispirandole a essere più autonome e attive facendo sport, viaggiando e addirittura guidando da sole le prime auto. Piaceva molto anche agli uomini e contribuì a cambiare lo stereotipo della "brava ragazza", per gli scapoli venne stampata una carta da parati con il suo profilo anticipando i poster delle pin up.





Carta da parati per scapoli che anticipa il mondo delle pin up :) :



Altre icone di stile:
le attrici Camille Clifford (la Gibson Girl per eccellenza), Eleonora Duse e Sarah Bernhardt, le ballerine Isadora Duncan e Mata Hari, la scrittrice Edith Warthon.

Camille Clifford

view post Posted: 27/2/2016, 14:59     +1Haul Kosmetica Point - Bio-Haul!
CITAZIONE (Burning_Phoenix @ 25/2/2016, 19:34) 
dopo l'iter glicolico, terminato già da 3-4 settimane, ho come l'impressione che le macchiette stiano tornando…ho inavvertitamente preso sole stando dietro al vigneto e mi sa che sono tornate (possibile??)

Se sei predisposta alle macchie solari vedo più adatto un ciclo di vitamina C o niacinamide, il glicolico ti toglie quelle vecchie ma non ne previene di nuove, anzi, rendendo la pelle più sottile, fragile e fotosensibile, rischi di aumentarle se non usi costantemente una protezione alta quando esci. Magari l'inverno prossimo potresti provare uno dei Jalus arricchiti o l'ACE Collistar che contiene anche tropolone, una molecola specifica per il melasma.
view post Posted: 25/2/2016, 18:02     +1Maschera per pelli miste, asfittiche, con impurità - I nostri Esperimenti Cosmetici
Mi avete chiesto la differenza nel dettaglio tra questa maschera e il siero esfoliante Antos che considero un suo possibile sostituto per chi è allergico.

L'aspirina asciuga il sebo, sfiamma e schiarisce piuttosto velocemente le macchiette rosse lasciate dall'acne quindi è particolarmente adatta a pelli grasse, misto-oleose, acneiche o ex acneiche, asfittiche, ecc.

Il siero ha una componente idratante maggiore, va bene anche per pelli normali e secche, schiarisce molto più lentamente e gradualmente le macchiette ma lavora sul tono complessivo della pelle: luminosità, compattezza, pori dilatati, elasticità, ecc quindi può essere usato anche come anti age.
view post Posted: 24/2/2016, 17:33     +1Haul Kosmetica Point - Bio-Haul!
Approvo, approvo! :D
Tieni conto che venendo da un ciclo di glicolico la bava di lumaca all'inizio rischia di sembrarti acqua fresca al confronto ;) come trucchetto per non sprecarne nemmeno una goccia consiglio di fare un pump pieno o due mezzi pump (quantità che basta e avanza per viso e contorno occhi o viso e collo) all'interno di un cucchiaino da caffè, meglio se di plastica così non ossida, e prelevarne poca alla volta con il polpastrello così le mani non se la bevono a tradimento! Per me la sua stagione ideale è l'estate perchè è leggerissima e non fotosensibile, se vuoi una cura urto due volte al giorno sotto qualcosa di idratante e lenitivo per bilanciare, se solo una volta meglio la sera per sfruttare al massimo la rigenerazione cellulare, io preferisco la seconda opzione, mi dura di più e ottengo comunque dei bei risultati. Fattore estetico a parte, quello che trovo davvero sorprendente è la capacità curativa, se ti capita provala anche su piccole punture di insetto, graffi, bollicine, rush, ecc. li rimargina nel giro di una notte di solito.

I patch occhi li conosco, su di me hanno un effetto molto illuminante ma non particolarmente sgonfiante, consiglio di tenerli in frigorifero per aumentare l'efficacia, hanno un tempo di posa più lungo della media quindi bisogna organizzarsi il momento a disposizione.

Sono curiosissima invece di sapere il tuo parere sulla maschera viso che non ho mai provato, sai che adoro questa tipologia!! :oooh:
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