Posts written by missholly

view post Posted: 17/1/2017, 18:59     Siero senza oli - Serve un consiglio? Scrivi qua e ti aiuteremo!
Nuove "Acque Floreali Straordinarie" (da non confondere con le normali acque floreali) di MELVITA, idrolati arricchiti da attivi, un ibrido fra siero, tonico e lozione che potremmo identificare con quello che nella routine coreana viene chiamato "essenza", data la consistenza particolare non vanno spruzzate ma tamponate con le dita o applicate con un dischetto di cotone:

- Acqua Straordinaria alla rosa: antiage, astringente, idratante, con acido ialuronico, trifoglio e agrumi, attenzione se avete pelle sensibile o reattiva perchè ha molti allergeni del profumo; 17 euro per 100 ml

- Acqua Straordinaria di Giovinezza: antiossidante, lenitiva e riequilibrante, con avena, orzo, segale, ribes nero, lampone, ibisco, silica, una piccola dose di ialuronico,ecc di nuovo attenzione se avete pelle reattiva al bio perchè contiene conservanti potenzialmente irritanti; 19,90 euro per 100 ml

- Acqua Straordinaria ai Fiori d'arancio: con vari estratti di agrumi, fico, zuccheri e acido ialuronico; 17,90 per 100 ml

- Acqua Straordinaria al Narciso: antiage, idratante, illuminante, schiarente, con estratti di agrumi, foglie d'olivo, papaya (ricca di vit A), ialuronico e un piccolo mix di acidi della frutta leggermente esfoliante; 17,90 euro per 100 ml

http://eu.melvita.com/Search.aspx?search=a...inaria&c=27&l=2
view post Posted: 27/12/2016, 16:26     Siero senza oli - Serve un consiglio? Scrivi qua e ti aiuteremo!
Essenza/booster "Royal Essence" di CMD Naturkosmetik, siero molto concentrato a base di aloe, acido ialuronico, melograno antiossidante, rosmarino purificante e argan elasticizzante. Pensato per essere abbinato a prodotti più ricchi ma consigliato anche da solo come base trucco in estate o tutto l'anno di giorno per pelli asfittiche e molto grasse.

www.ecco-verde.it/cmd-naturkosmetik/royale-essence-booster
view post Posted: 4/12/2016, 11:19     Siero senza oli - Serve un consiglio? Scrivi qua e ti aiuteremo!
Evolve Organic Beauty Hyaluronic serum 200 con aloe, acqua di rose e melograno antiossidanti, ialuronico concentrato a BASSO PESO molecolare e estratto di Konjac rigenerante. Disponibile anche la minisize da 10ml. www.ecco-verde.it/evolve-organic-beauty/hyaluronic-serum-200
view post Posted: 9/11/2016, 11:37     Siero senza oli - Serve un consiglio? Scrivi qua e ti aiuteremo!
Segnalo anche il SERUM TONIC della linea uomo di Naturado con aloe, ialuronico ad alto peso, olio di tamanu, estratti di Papaya, ecc adatto anche a pelli molto grasse femminili, mia mamma, che di solito usa J'aloè o Collistar, ha adorato i samples che le ho dato.

www.naturado.it/prodotto/siero-viso-tonificante/
view post Posted: 3/11/2016, 16:22     Siero senza oli - Serve un consiglio? Scrivi qua e ti aiuteremo!
Aggiungo l'ALURONIC SERUM, siero concentrato con aloe vera all'80%, acido ialuronico, calendula, avena e hamamelis e l'OLIGOGEL VISO al 96% con aloe, zinco, manganese e potassio della linea rinnovata The Beauty Seed di Bioearth , certificati Icea e Vegan

http://thebeautyseed.it/aluronic-serum/

http://thebeautyseed.it/oligo-gel-viso-96/
view post Posted: 24/10/2016, 10:10     Rossetti con Inci accettabili - Dove acquistare i prodotti naturali!
Se con "performanti" intendi lunga durata ci vogliono quasi sempre siliconi, polimeri e acrilati sintetici (mentre paraffina e cera microcristallina sono assolutamente inutili), in questo post del forum trovi la storia del rossetto e del perchè certi ingredienti continuano a essere usati: https://biomineral.blogfree.net/?t=5399257 ). Più che nelle occasioni speciali, il bio è utile nella quotidianità perchè tutto quello che si mette sulle labbra tende a essere ingerito anche se in minima parte.

Con inci più o meno accettabile (in base a quanto bio-convinta sei): Mulac (da molte considerati i più resistenti in assoluto), Diva Crime di Nabla (sintetici ma vegan e cruelty free), alcuni Essence Mat, le prime uscite dei Kate Moss di Rimmel con confezione nera satinata e rossa opaca (fra gli scuri i best seller sono lo 09 e il 107), assolutamente no quelli con confezione beige e i nuovi in ed limitata rosa.

Con buon inci:
stanno per uscire i nuovi Purobio in stick di cui si dicono grandi cose, DefaCosmetics Velvet Mat Lipstick, i BoHo Green Cosmetics, specialmente i mat di cui Groseille in Francia viene considerato il dupe ecobio di RiRiWoo di Mac, alcuni Pastello labbra di Neve usati come rossetti hanno un'ottima performance (Sfilata per esempio resiste anche ai pasti) e, se cerchi uno scuro, Chocolate Eclair dura molto di più di tutti gli altri Dessert a levres, anche Alkemilla ha alcune tonalità molto scure ma tende a essere più cremoso, ecc Poi ci sono i bio di lusso di alta fascia che hanno tutt'altra performance ma anche tutt'altro costo come IliaBeauty, KjaerWeiss, Nudus, Axiology,ecc
view post Posted: 16/10/2016, 10:36     Makeup d'epoca: tecniche e prodotti - Di tutto un pò!


OMBRETTO in CIALDA e PALETTE I primi ombretti singoli in polvere compatta compaiono negli anni '30, semplice pigmento minerale pressato, da solo o con l'aggiunta di olio di ricino, oro o argento affiancato da blu, marrone o viola nel mondo dello spettacolo; in tonalità neutre dall'effetto palpebra più bella e uniforme, ma apparentemente non truccata, nella vita di tutti i giorni. Steso in un unico blocco uniforme di colore con le dita e assieme alla vaselina, usata sia sotto come primer che sopra come punto luce e top coat glossato. Negli anni '40 viene considerato un cosmetico di secondo piano, facilmente sostituibile con un velo di cipria o dalla sola vaselina. In questi anni il re e le regine del trucco occhi hollywoodiano sono l'eyeliner e le ciglia finte, l'ombretto non ha scopi decorativi-ornamentali ma è uno strumento tecnico necessario per ricreare profondità, ombre e luci che contrastino i forti fari usati durante le riprese, un vero e proprio contouring correttivo dell'occhio con toni neutri che crei l'illusione di uno sguardo più giovane, ampio e seducente. Nei decenni successivi vengono proposte le prime trousse con due, tre o quattro cialde: piccoli scrigni preziosi da ostentare più che usare con tonalità pastello satinate negli anni '50; confezioni in plastica più pratiche, comode e moderne negli anni '60 con colori saturi e vivaci come giallo, rosso e verde prato rubati alla pop art o giocati sui contrasti di bianco e nero della optical art. Gli ombretti vengono applicati sulla palpebra uno alla volta, al massimo due affiancati, ma mai mescolati o sfumati fra di loro, seguendo lunghe e rigide istruzioni d'accompagnamento che non prevedono la possibilità di un uso creativo e personalizzato. Solo grazie al movimento hippy, fra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, l'approccio al trucco diventa più libero e fantasioso. Fondamentale, in questa fase di passaggio e trasformazione della mentalità collettiva, l'apporto di Barbara Hulanicki, stilista di moda, fondatrice del marchio BIBA; non solo spingeva le proprie clienti a truccarsi in negozio provando gratuitamente i prodotti a disposizione e portandosi a casa dei piccoli samples ma si rifiutava di dare loro indicazioni precise, lasciandole libere di sperimentare. Senza le sue grandi confezioni con decine di ombretti dai colori inusuali come mandarino, ruggine, melanzana, pistacchio, mostarda, ottanio, ecc di solito metallizzati o glitterati e l'innovativo marrone, mai prodotto prima in così tante sfumature dal beige al bronzo, non avremmo la maggior parte delle palette più vendute e famose degli ultimi 15 anni. Urban Decay, in particolare, ha attinto a piene mani dagli archivi BIBA sia per le proposte colore all'interno delle serie Vice, Electric e Naked; sia per il packaging stretto e lungo con cialdine rettangolari verticali, specchio e pennello omaggio delle Naked (compreso il feeling retrò del velluto e della grafica dorata della Naked 1). Tutt'oggi gli ombretti compatti BIBA sono considerati fra i più pigmentati mai prodotti ed erano completamente naturali dato che l'inserimento graduale di siliconi, acrilati, polimeri, madreperla sintetica e glitter ricavato da derivati della plastica per migliorare resa, durata e finish, avviene solo dagli anni '80 in poi. Il concetto di sfumatura è relativamente recente, si diffonde e consolida fra gli addetti ai lavori fra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90 grazie all'affermarsi di una nuova generazione di makeupartist, non più semplici truccatori-esecutori (visagisti), ma artisti a 360 gradi, dalla forte personalità, in grado di imporre la propria visone e creare da zero un nuovo stile come Kevyn Aucoin, ideatore del tipico smokey allungato marrone opaco da top model anni '90 di recente tornato di gran moda. Gli attrezzi, le tecniche e i materiali più usati nel mondo del makeup erano spesso rubati ad altre discipline come scenografia lirica e teatrale, pittura e scultura; la maggior parte dei pennelli per occhi che usiamo oggi sono stati disegnati, progettati e prodotti su pressante richiesta dei makeupartist.
view post Posted: 9/10/2016, 10:01     Makeup d'epoca: tecniche e prodotti - Di tutto un pò!


SMALTO e MANICURE: In antico Egitto si usavano hennè e erbe tintorie che macchiavano le unghie di giallo o arancione; le sfumature più scure e accese di rosso ricavate da insetti come la cocciniglia erano invece riservate per legge ai membri della famiglia reale e agli alti dignitari di corte. Si dice che il colore preferito di Nefertiti fosse il rosso rubino mentre quello di Cleopatra un ruggine più caldo e spento. Per i Babilonesi avere unghie lucide, lisce e pulite era segno di grande saggezza e buona educazione, perfino nei kit di sopravvivenza dei militari erano presenti lime e accessori per prendersene cura. In Iran sia uomini che donne scurivano unghie, barba e capelli con hennè da solo o arricchito da sale e limone. Nell'intera area mesopotamica, allora come oggi, l'hennè era fondamentale per decorare le mani delle giovani spose come segno di passaggio all'età adulta. In Cina i colori più usati cambiavano spesso a seconda del gusto delle dinastie regnanti dominanti, prima l'oro e l'argento poi il rosso e il nero. Lo smalto usato richiedeva lunghe ore di applicazione e asciugatura; composto da petali di fiori, gomma arabica, cera d'api, albume d'uovo, gelatina alimentare e tinture vegetali. Nella cultura celtica unghie rosate o rossastre erano considerate segno di bellezza e buona salute, colore che si cercava di raggiungere con impacchi di radici di robbia e barbabietole rosse. In epoca vittoriana e durante la Belle Epoquè le unghie colorate erano associate a attrici e prostitute, per farle sembrare più femminili e sane ma apparentemente nude, le lucidavano a lungo con pannetti di camoscio e le massaggiavano con oli vegetali profumati leggermente colorati (carota, rosa, lavanda) o polveri e creme con pigmenti minerali albicocca o rosa. Agli inizi del '900 molti manuali di cucina contenevano ricette per smalti fai da te oppure venivano creati sul momento dalle addette alla manicure mescolando olio di lavanda e bergamotto, ossido di stagno e carmine da cocciniglia. Lo smalto moderno compare nei primi anni '20 e deriva direttamente dalle nuove vernici a base di nitrocellulosa usate nell'industria automobilistica per ricoprire le carrozzerie. "The nail man", l'uomo delle unghie, chiamato così in senso dispregiativo da Helena Rubinstein, colui che è riuscito a trasformare lo smalto in un oggetto del desiderio con campagne pubblicitarie aggressive e innovative, è stato sicuramente Charles Revson (fondatore della Revlon) anche se con metodi ben poco ortodossi. Prima rubando e copiando la formula opaca e non trasparente del marchio Elka di cui era un semplice rappresentante, poi trafugando e replicando il fondo di una bottiglietta importata dall'Europa da Diana Vreeland (futura direttrice di Vogue) che era molto più resistente e si asciugava più in fretta dei prodotti americani. Durante gli anni '20 lo smalto non veniva applicato sull'intera unghia ma a mezzaluna con la base e la punta lasciate scoperte (half moon manicure).Negli anni '30 nella vita quotidiana si preferivano colori tenui e delicati, i più vivaci erano osati con coraggio solo da donne note o considerate eccentriche come la principessa De Faucigny-Lucinge che lanciò la moda di unghie affusolate, lucide, rosso scuro ma con la punta argento. Negli anni '40 attraversati dalla seconda guerra mondiale, negli Stati Uniti si portavano unghie lunghe e ovali, di un brillante rosso bandiera patriottico mentre in Europa, per ovvi motivi, si preferivano più corte e nude o, per le poche fortunate, in un sobrio rosa carne. Negli anni '50 compaiono le prime unghie finte acriliche e le tonalità più vendute erano il rosso caldo, l'arancione e il corallo, rigorosamente abbinati al rossetto mentre nei '60 Cher sfoggia il primo taglio squadrato con colori chiari e luminosi come bianco, rosa pastello, pesca e argento meglio se dal finish perlato o frost. Durante gli anni '70 e '80 compaiono colori insoliti come blu, giallo, marrone, verde e nero (grazie alla musica punk e new wave), spesso con finish metallizzato, neon o glitterato. Nello stesso periodo Hollywood, alla ricerca di uno stile più elegante, naturale e raffinato, propone la french manicure. Lungo gli anni '90 si affiancano due stili opposti: gli artigli acuminati e iperdecorati del mondo hip hop e le unghie corte in sfumature scure e sofisticate ispirate al personaggio di Uma Thurman in Pulp Fiction (molti pensano che indossasse il famoso Rouge Noir di Chanel, in realtà era Vamp sempre di Chanel che aprì la porta a tutti gli ibridi col nero arrivati dopo).
view post Posted: 2/10/2016, 10:31     +1Makeup d'epoca: tecniche e prodotti - Di tutto un pò!


IL ROSSETTO: Nell'800 e agli inizi del '900 dipingersi le labbra era considerato socialmente riprovevole, relegato solo ad attrici e prostitute. Le prime donne comuni a osare in pubblico sono state le suffragette che hanno trasformato quello che oggi consideriamo un banale gesto quotidiano in un atto rivoluzionario. Nel 1915 una piccola azienda del Connecticut produce il primo rossetto in stick inserito in una confezione cilindrica di metallo con due levette ai lati che ne permettono la fuoriuscita; da quel momento in poi, in breve tempo, si sono susseguiti centinaia di progetti concorrenti basati su minime variazioni del modello originale. La cattiva qualità delle luci, macchine da presa e fotografiche d'epoca ha spesso creato falsi miti sui colori più usati, il rosso scuro/prugna quasi nero degli anni '20 era in realtà un rosso caldo aranciato mentre il rosso fuoco anni '50 era spesso un rosa baby nei film e un corallo nelle foto. Tangee (un arancio brillante che prometteva di cambiare e adattarsi una volta indossato) e Woodbury sono stati i primi marchi a larga diffusione, economici, esposti in piena luce vicino alla cassa nei drugstore inglesi e americani invece che essere nascosti sotto i banconi delle farmacie assieme ai contraccettivi come se fossero qualcosa di cui vergognarsi. Erano estremamente semplici, a base di oli vegetali (di solito ricino), cere animali e pochi essenziali pigmenti, molto confortevoli, simili a un burrocacao colorato ma irrancidivano facilmente. I primi rossetti a lunga durata risalgono a fine anni '40, erano indelebili, macchiavano le labbra per giorni, contenevano sostanze tossiche come cadmio e piombo, avevano una consistenza poco piacevole, granulosa, simile a sabbia o carta vetrata ed erano talmente dissecanti da tagliare e ferire la mucosa delle labbra. Il brevetto originale era del chimico Hazel Bishop, ma il grande successo commerciale fu di Charles Revson (fondatore della "Revlon") che rubò e copiò spudoratamente l'idea unendola all'innovativa intuizione di marketing di abbinare i colori dei nuovi rossetti agli smalti già in vendita. Solo negli ultimi 15/20 anni, con l'inserimento di oli siliconici volatili e non, acrilati e polimeri sintetici, si è riusciti a mettere a punto formule realmente resistenti a cibo e bevande, impeccabili per ore, dalla texture setosa, sottile e scorrevole. I primi esperimenti di questo tipo sono stati il ColorStay di Revlon a fine anni '90, water resistant ma troppo opaco e asciutto, e il Lipfinity di Max Factor a inizio 2000, diviso in due parti, una di colore puro da stendere con attenzione e lasciare asciugare, e una idratante e sigillante da applicare in un secondo momento. Culturalmente il momento d'oro del rossetto si pone fra la 2°guerra mondiale e gli anni '50 quando prendersi cura di sè era considerato un dovere morale e sembrava impossibile uscire di casa senza un velo di colore sulle labbra. Nei decenni successivi conosce un lento oblio, considerato "un trucco per vecchie signore" negli anni '60 e '70 fino agli anni '90/2000 in cui viene completamente eclissato nelle vendite da gloss, lucidalabbra e formati sheer, perlati, glitterati e brillanti. Torna di gran moda solo di recente sia con lo stick tradizionale con finish cremoso, satinato e vellutato sia con le tinte liquide opache a base alcolica che, una volta evaporata, lascia un film aderente e resistente sfruttando la tecnologia nata grazie ai fondotinta siliconici di nuova generazione.
view post Posted: 25/9/2016, 14:30     Makeup d'epoca: tecniche e prodotti - Di tutto un pò!


RIMMEL, MASCARA In antichità ciglia e sopracciglia venivano ricoperte con gli stessi pigmenti minerali usati come ombretto e eyeliner, tinte con infusi di more, ribes nero, erbe e bacche selvatiche o con cenere e polvere di carbone mischiate a grasso o cera animale; in epoche più recenti: vernice per lucidare le scarpe, il nerofumo delle lampade a gas o i resti dei fiammiferi bruciacchiati con qualche goccia di paraffina o vaselina. Durante la seconda guerra mondiale spesso ci si limitava solo a inumidirle con acqua o saliva e piegarle all'insù con un cucchiaino. L'antenato del mascara moderno, il "Superfine" del 1860, primo cosmetico commerciale non tossico, era un composto già pronto e impacchettato di carbone e vaselina preparato da Eugene Rimmel, figlio di un noto profumiere francese trasferitosi a Londra con la famiglia in cerca di fortuna. La formula era instabile e poco pratica ma il successo fu talmente grande che il nome "rimmel" divenne sinonimo di qualsiasi prodotto per abbellire le ciglia che sarebbe stato messo in vendita da quel momento in poi. Nel 1917, ispirato dal "mascaro" (forse dall'italiano maschera) usato nei circoli teatrali per scurire temporaneamente barba e baffi, propone il "Water Cosmetique", un panetto solido rettangolare di sapone e pigmento che si attivava con acqua o saliva e veniva applicato con un attrezzo simile a uno spazzolino da denti (detto anche "spit and brush"). Nello stesso anno, dall'altra parte dell'oceano, il chimico di New York T.L. Williams crea il "Lash-Brow-Ine", un prodotto quasi identico. Leggenda vuole che sia stato realizzato per la sorella Maybel (da cui il nome della futura azienda Maybelline) per riconquistare un vecchio amore per cui amava valorizzare lo sguardo usando un tappo di sughero bruciato ricoperto di vaselina. All'inizio era possibile acquistarlo solo tramite corrispondenza ma la richiesta era così pressante che entro i primi anni '30 era già il prodotto più presente e venduto nei drugstore dell'intera nazione. Sui set dei film muti in bianco e nero si usava il Cosmetic, uno strumento professionale inadatto alla vita quotidiana, inventato da Max Factor e composto da piccoli cilindri solidi di cera e pigmento ricoperti di carta argentata che andavano affettati e sciolti sul fuoco prima di essere applicati. La consistenza appiccicosa rendeva le ciglia più scure e voluminose ma anche piene di grumi e incollate fra loro a ciuffetti con un' effetto che potrebbe essere definito "clumpsy". Negli anni '20 compaiono i primi mascara water resistant, non è ancora chiaro se il primato sia da attribuire a Helena Rubinstein o a Elizabeth Arden, di certo l'accesa rivalità fra queste pioniere della cosmesi ha dato una forte spinta alla ricerca e all'innovazione tecnologica. Negli anni '50 diventa di gran moda abbinare mascara colorati a ombretto, abito e accessori, fra i colori più venduti: rame, viola, verde bosco, blu elettrico e turchese. Nel 1958 Helena Rubinstein rivoluziona il mercato con "Mascara-Matic", il primo mascara liquido in tubetto cilindrico verticale con uno scovolino in metallo zigrinato, molto simile a quelli che usiamo ancora oggi. Maybelline lancia nel 1960 l'Ultra Lash waterproof, il primo scovolino con fibre in nylon a spirale e nel 1971 il Great Lash a base d'acqua che sarebbe diventato il prodotto di makeup più venduto al mondo. L'ultima grande innovazione risale a metà degli anni 2000 con gli scovolini in silicone, l'inserimento di microfibre, mascara vibranti, ruotanti, autoriscaldanti, con manico flessibile, la sperimentazione di nuove forme curve, con una o 3 sfere, ecc
view post Posted: 18/9/2016, 14:22     Makeup d'epoca: tecniche e prodotti - Di tutto un pò!


IL FONDOTINTA Il fondotinta moderno deriva dal cerone professionale teatrale ottocentesco, unguenti o stick cerosi in pochi colori base artificiali come rosso, giallo, bianco e marrone, più simili alla vernice per lucidare le scarpe che a una crema viso, dalla consistenza oleosa che, una volta asciutta, seccava la pelle, sfarinava, si crepava e rompeva in tante piccole scaglie. L'avvento della pellicola prima in bianco e nero e poi in Technicolor impone la ricerca di formule più confortevoli e realistiche. Genio rivoluzionario in questo campo è stato Max Factor, immigrato polacco, creatore di parrucche e cosmetici per gli Zar russi, diventato uno dei primi truccatori ufficiali dei grandi studios hollywoodiani. Nel 1914 mette a punto un fondotinta cremoso personalizzabile, il più usato e il preferito di Greta Garbo era lo 02 Silver light, una base chiara con un tocco d'argento che permetteva ai visi delle dive di risplendere davanti alla macchina da presa. Marylin Monroe invece amava il Suntan base corretto con avorio e una goccia di bianco ottico che le dava un'aura dorata e un leggero effetto soft focus. Nel 1937 realizza il primo prodotto pensato per il grande pubblico americano, il Pan Cake, una polvere cremosa compatta da applicare picchiettando una spugnetta inumidita, mentre nel 1948 esce in 5 tonalità chiare e 2 per simulare l'abbronzatura il PanStick, un formato più pratico da portare in borsa, adatto ai ritocchi e antesignano del correttore. I primi fondotinta liquidi in vasetto erano pastosi, difficili da stendere e sfumare, di breve durata, sempre troppo grassi o troppo secchi, non venivano assorbiti dalla pelle ma rimanevano appoggiati sopra creando uno strato spesso e l'effetto maschera era accentuato dallo stacco con il collo su cui non veniva mai applicato il trucco perchè sporcava troppo i vestiti. Nei decenni successivi si cerca di diluire la formula rendendola più leggera e idratante, dal primo finish sheer di Mary Quant negli anni '60 alle vere e proprie creme colorate tanto amate nei '70. Il fondotinta tradizionale, così come lo conosciamo oggi, viene concepito negli anni '80 e '90 con l'inserimento graduale di siliconi, fino a quel momento usati solo in ambito medico-chirurgico, polimeri e acrilati sintetici che permettono di realizzare un film sottile ma coprente, flessibile, che segue i lineamenti del viso come una seconda pelle, no transfer, a lunga o lunghissima durata. La prima generazione di fondotinta siliconici è composta da un'emulsione di olio in acqua (o viceversa) in proporzioni variabili come nella skincare più classica, crea una barriera molto performante, dalla texture densa, facilmente sfumabile e lavorabile, riempitiva e lisciante ma, a lungo andare, potenzialmente occlusiva, che può rallentare e interferire con l'ossigenazione della pelle e la rigenerazione cellulare. La nuova generazione, ispirata dall'Armani Maestro che nel 2012/2013 ha completamente cambiato il modo di formulare un fondotinta, è un'emulsione in base acquosa (più delicata), alcolica (per pelli grasse) o in siero (pelli secche e mature) con oli siliconici volatili che evaporano subito dopo la stesura rimanendo a stretto contatto con la pelle per pochissimo tempo, dalla texture leggera, fresca, impalpabile, molto più traspirante ma meno perfezionante, che va lavorata in fretta perchè asciuga velocemente, spesso dal finish semi-cipriato, opaco ma non spento, luminoso ma non lucido grazie a un cuore di mica, talco e silica. La differenza si può notare al tatto nella linea Infaillible di L'Oreal con la versione originale di vecchio stampo, con una formula che in futuro verrà usata soprattutto per i primer, e la nuova Mat più all'avanguardia.
view post Posted: 11/9/2016, 14:46     Makeup d'epoca: tecniche e prodotti - Di tutto un pò!


COUNTOURING e SCULPTING: questa tecnica così di moda nasce sui palchi teatrali della Belle Epoque nel passaggio dalle lampade a gas all'elettricità e si evolve a Hollywood seguendo i cambiamenti tecnologici di luci, telecamere e pellicole. Le attrici, che sono state le prime makeup artist dell'era moderna ben prima che nascesse una figura professionale di questo tipo, furono costrette a inventarsi qualcosa per valorizzare i volumi del loro viso reso piatto dalle luci troppo forti. Una delle pioniere in questo campo è stata Marlene Dietrich, i cui zigomi ben definiti hanno fatto la storia del cinema, leggenda vuole che si sia addirittura fatta togliere un paio di molari pur di accentuare il risultato finale del contouring, è stata la prima a creare un effetto lifting del viso intrecciando strettamente delle piccole ciocche alle tempie e applicava vernice argento al centro del naso al posto dell'illuminante che sarebbe stato creato solo decenni più tardi. Grace Kelly, invece, per ottenere maggiore tridimensionalità sovrapponeva due blush rosa, uno più scuro e freddo sulla parte bassa della guancia e uno più chiaro e caldo sulla parte alta (draping), mentre Marylin Monroe sfruttava l'effetto luminoso (glowy, dewy) della vaselina al centro del viso mettendo in ombra il resto per creare l'illusione ottica di un viso più ampio e giovane a forma di cuore. I primi prodotti specifici per contouring per il grande pubblico vengono realizzati negli anni '70 in un marrone caldo, aranciato e luminoso chiamato terracotta che univa l'effetto scolpito a quello baciato dal sole (sun stripping) ma anche in colorazioni innovative come blu, verde e nero che venivano usate dagli artisti maschili della scena glam rock come David Bowie per esprimere la propria creatività e accentuare il lato androgino del loro look. Negli anni '80 diventa un indispensabile strumento di scena per le drag queen che alternano spessi strati di fondotinta coprente più chiaro e più scuro ricoperto di abbondante cipria in polvere fatta lentamente assorbire e tolta in un secondo momento (baking) per addolcire i lineamenti tipicamente maschili. All'interno di questo ambiente nottambulo e anticonvenzionale nasce anche lo strobing che punta a replicare gli effetti luminosi di palle e luci da discoteca applicando sui punti più sporgenti del viso lucidalabbra e gloss metallici o polveri e gel per il corpo glitterati. Solo negli anni '90 compaiono le prime tonalità di terra fredde e opache, marrone mischiato a rosa, grigio e tortora, ma vengono usate soprattutto nell'ambiente della moda durante le sfilate e i servizi fotografici per esaltare i tratti perfetti delle top model. In questo periodo si evolve anche la formulazione e produzione degli illuminanti grazie alle nuove nanotecnologie che permettono di inserire microparticelle di madreperla e silica sintetica trasparenti, ricoperte di pigmenti colorati o metallici, che rinfrangono la luce con effetto satin, shimmer, bagnato o a specchio in base a taglio, forma e dimensione che viene loro dato.
view post Posted: 4/9/2016, 14:03     Makeup d'epoca: tecniche e prodotti - Di tutto un pò!


KHOL,KAJAL & EYELINER Il khol è strettamente connesso alla cultura dell'antico Egitto dove veniva applicato all'interno e all'esterno dell'occhio, sulla palpebra mobile, ciglia e sopracciglia, da uomini e donne di ogni età e livello sociale per motivi estetici, religiosi (in onore del dio Horus) e medico-curativi per proteggersi dal sole troppo forte del deserto e evitare congiuntiviti e infezioni batteriche. I colori più amati erano nero, grigio, verde smeraldo e turchese, ottenuti unendo a acqua o olio ingredienti polverizzati e mischiati fra loro come antimonio, piombo, malachite (simbolo della dea Hathor), lapislazzuli, cenere, ocra rossa e gialla, mandorle bruciate, bronzo ossidato, ecc. Strumenti fondamentali erano un piccolo pestello per triturare, un cucchiaino per mescolare, una palette per creare, contenitori in legno, avorio, conchiglia, terracotta, ecc per conservare e un applicatore in stick o a penna da intingere molto simile a quello che usiamo ancora oggi come eyeliner. In un primo momento, per lungo tempo, si è valorizzato lo sguardo tracciando una linea sottile verde dall'interno delle sopracciglia alla punta del naso, in seguito si è preferito disegnare una spessa linea nera diagonale dall'angolo esterno dell'occhio alla tempia. Nell'impero persiano il surma (Khul in arabo antico) era considerato il più vecchio e il più importante dei sette cosmetici essenziali che un uomo saggio avrebbe sempre dovuto portare con sè; l'applicazione rituale, lenta e precisa, attorno agli occhi ma anche su barba e sopracciglia, diventava una forma di meditazione spirituale. Le donne ateniesi scurivano, intensificavano e univano sulla fronte le sopracciglia con polvere di carbone, fuliggine e antimonio. Una mistura molto simile veniva abbinata a una cipria bianca uniformante e igienizzante dalle donne dell'impero romano, applicata alla base delle ciglia e sulle sopracciglia in modo appena percettibile dalle dame "perbene", decisamente più vistoso dalle prostitute. Nella parte orientale del mondo (India, Africa, MedioOriente) khol, kajal e eyeliner neri sono stati usati per secoli e tutt'ora sono considerati una parte imprescindibile della routine quotidiana mentre nella parte occidentale sono caduti in disuso per quasi mille anni dopo la fine dell'Impero romano. Tornano a sorpresa di moda agli inizi del '900 quando vengono scoperti il tesoro di Tutankhamon e il busto di Nefertiti che riaccendono l'interesse su tutto ciò che è egizio, esotico e orientaleggiante. In questo periodo il trucco scuro sugli occhi viene sfoggiato soprattutto da ballerine e attrici, in particolare dalla diva del muto Theda Bara che ne usa una versione più intensa e cremosa, non in commercio, realizzata apposta per lei da Helena Rubinstein. Per Theda Bara viene coniato per la prima volta il termine "vamp" (da vampire) per indicare i personaggi femminili pericolosi, inquietanti, manipolatori e seducenti che era solita interpretare sullo schermo, contribuendo a rafforzare nell'opinione pubblica il pregiudizio contro un eccesso di trucco sugli occhi. Ancora nel 1957 il 90% delle ragazze americane, australiane e inglesi al college non usciva di casa senza un tocco di rossetto, ma solo il 20% osava un velo di colore sugli occhi per paura di essere giudicate male. Khol, kajal e eyeliner vengono sdoganati definitivamente solo negli anni '60 quando gli occhi diventano il punto focale del viso con un uso abbondante, grafico e creativo sull'intera area perioculare. La tecnica più famosa di questo periodo, il cut crease, è stato in realtà inventato 40 anni prima da Greta Garbo con un leggero strato di vaselina usato come primer, cipria neutra compatta coprente al posto dell'ombretto sulla palpebra mobile e un un eyeliner fai da te composto da carbone e olio per le lampade nella piega. Marlene Dietrich, invece, ha anticipato gli smokey eyes creando una base scura sfumata con le dita e un misto di olio per bambini, fuliggine e fiammiferi bruciacchiati.
view post Posted: 28/8/2016, 14:16     Makeup d'epoca: tecniche e prodotti - Di tutto un pò!


LA CIPRIA: per molti secoli, sia in Oriente che in Occidente, l'ideale di bellezza femminile è stato strettamente connesso a una pelle il più pallida e luminosa possibile, quasi trasparente, ritenuta simbolo di purezza, fertilità, virtù, buona salute, eterna giovinezza e, più in generale, di una presunta superiorità fisica, morale e sociale. Nel corso della storia sono stati usati prodotti di ogni tipo come cipria schiarente e uniformante: farina, gesso, argilla, talco, amido di riso, polvere di perla (Cina), albume d'uovo, mandorle finemente tritate, escrementi d'usignolo essiccati (Corea), ecc oltre a sostanze più nocive come arsenico, mercurio e il famoso piombo bianco (detto anche biacca, spirito di Saturno, ceruso o cerussa) ottenuto facendo bollire a lungo, e in più riprese, in una mistura di acqua e aceto gli scarti della lavorazione dell'argento e il piombo poi raccolti e polverizzati. Ciprie a base di piombo e addirittura radioattive, con radio e torio, sono state prodotte fino al 19° secolo inoltrato. Il piombo bianco ha attraversato i luoghi e le culture più diverse, era all'interno dello psimuthion usato da tutte le donne dell'antica Grecia, con la sola eccezione delle spartane che facevano molta attività fisica all'aperto e non avevano paura di abbronzarsi, ed è stato per più di 350 anni alla base della routine quotidiana delle dame di corte dell'Impero cinese che hanno influenzato anche il makeup tradizionale della geisha giapponese. La biacca usata durante il carnevale di Venezia era considerata un vero status symbol nelle corti europee del '600, era la più pura, preziosa e concentrata, quindi anche la più tossica, molto amata da Caterina de Medici, presto imitata da tutti gli uomini e le donne dell'aristocrazia francese, e da Elisabetta I d'Inghilterra. Le controindicazioni di un uso prolungato erano terribili: caduta di denti e capelli (i ritratti delle nobili dell'epoca mostrano una fronte più alta e spaziosa del normale come se fossero stempiate), alito cattivo, problemi respiratori, un lento e graduale avvelenamento del sangue, pelle disidratata, prematuramente invecchiata, ingrigita con lesioni, ematomi e discromie, che scatenava un circolo vizioso per cui si metteva sempre più trucco per coprirne i danni causati. Nell'800 le prime riviste femminili risvegliano l'attenzione sul problema e promuovono ingredienti più innocui come la polvere di magnesio e l'ossido di zinco (che aveva anche il pregio di proteggere dal sole), spesso tonalizzati in lilla o blu per accentuare l'aria malaticcia tanto di moda. Le prime ciprie compatte risalgono agli anni '20, prodotte per adattarsi al nuovo stile di vita più autonomo e dinamico. Negli anni '30 aumentano i colori a disposizione, finalmente divisi per sottotono, e escono le prime polveri libere per il corpo profumate abbinate a fragranze già note come Shalimar di Guerlain. Negli anni '40 e '50 l'atto di ritoccarsi il trucco in pubblico non è più considerato moralmente riprovevole e le confezioni diventano pezzi da collezione fantasiosi e creativi da sfoggiare con orgoglio: a forma di mano, valigia, pianoforte, costellazione, palla da bowling, ecc. fino alla rotella del telefono realizzata da Salvador Dalì per Elsa Schiapparelli. Una delle ciprie compatte più longeve, ancora nei negozi, è la Creme Puff di Max Factor, prodotta ininterrottamente da quasi 60 anni.
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