Il BIKINIIn antichità completi composti da gonnelline, perizomi o slip allacciati sui fianchi (
subligaculum) abbinati a fasce copriseno (
strophium), bustini e piccole tuniche monospalla o legate dietro il collo in lino semitrasparente, cuoio, lana o cotone grezzo, erano spesso indossati da acrobate, circensi, ballerine, teatranti, cantanti e musiciste che si esibivano nelle corti e case aristocratiche in Mesopatamia, Egitto e Impero Romano e in quelle poche civiltà, come la città di Sparta, in cui non era considerato disdicevole per le donne abbronzarsi e fare attività fisica all'aperto.
Particolari dei mosaici romani di Villa del Casale di Piazza Armerina in Sicilia
Alcuni modelli da spiaggia a due pezzi erano già stati sperimentati durante il Novecento come i top a fascia con pantaloni lunghi e bretelle degli anni '20 o gli shorts e bermuda al ginocchio con canotte più o meno scollate degli anni '30 fino all'
Atome di Jacques Heim degli anni '40 definito
"il costume da bagno più piccolo del mondo" a causa del razionamento di tessuti dovuto al periodo di guerra, con reggiseno ampio, rinforzato e strutturato e mini gonne-pantalone, pantaloncini o coulotte morbide a vita alta o altissima che lasciavano intravedere solo una piccola striscia di pelle nuda.
La nascita ufficiale del
Bikini, ispirato agli esperimenti nucleari sull'omonimo atollo delle isole Marshall, è considerata il 5 Luglio 1946 quando l'ingegnere meccanico erede di una piccola casa di lingerie francese Louis Rèard fa sfilare la modella e spogliarellista Micheline Bernardini con una versione aggiornata e ridotta dell'Atome conservata in una scatolina quadrata di soli 51 mm di diametro: un insieme ben più audace e rivelatorio della maggior parte della biancheria intima dell'epoca con mutandine triangolari aderenti e sgambate che scoprivano completamente la pancia mostrando per la prima volta in pubblico ombelico, fianchi e parte dei glutei. L'impatto mediatico fu immediato ed esplosivo come una piccola bomba atomica; per 15 anni negli Stati Uniti indossare un bikini troppo striminzito verrà ritenuto un atto criminale e illegale punibile con multe e detenzione preventiva mentre nei paesi conservatori di stampo cattolico come Spagna e Italia sarà bandito dalle spiagge e giudicato a lungo un capo peccaminoso, immorale, osceno, quasi pornografico, inadatto a una donna perbene di sani principi.
Micheline Bernardini con il prototipo originale di Louis Rèard
Jacques Heim rivoluziona completamente l'Atome nella primavera del 1946, 2 mesi prima di Rèard; i due si sono sempre contesi la paternità del primo due pezzi dell'era moderna
Il mondo dello spettacolo contribuirà a placare gli animi e a diminuire i pregiudizi inserendo il bikini in contesti allegri, giocosi e innocenti come il tormentone musicale
"Itsy Bitsy Teenie Weenie Yellow Polka Dot Bikini" di Brian Hyland del 1960 che vendette milioni di copie in tutto il mondo e fu replicato e tradotto in decine di lingue diverse, italiano compreso, e i film per la famiglia di genere
beach romance con storie sentimentali romantiche e corteggiamenti tradizionali con tocchi di seduzione leggera e inconsapevole, senza malizia. A differenza delle pin-up e sex bomb degli anni '40 e '50, che venivano rappresentate e percepite come oggetti sessuali, le attrici degli anni '60 come Brigitte Bardot, Raquel Welch e Ursula Andress, scelgono il bikini nella vita privata e sul set come simbolo di forza e indipendenza, per dare maggior carattere e personalità alle eroine interpretate sullo schermo.
Brigitte Bardot in
"Manina, ragazza senza veli" conosciuto anche come
"The lighthouse keeper's daughter" o
"The girl in the bikini" del 1952 e in spiaggia al Festival di Cannes nel 1957. B.B. è stata la prima attrice importante ad osare il bikini, seguita poco dopo da Marilyn Monroe e Rita Hayworth; le sue immagini sono state un'ottima pubblicità indiretta e hanno contribuito ad aumentare le vendite sul suolo americano.
Ursula Andress nel 1962 nei panni della bond girl Honey Rider in
"Agente 007- Licenza di uccidere" con Sean Connery. In realtà indossava la sua solita biancheria foderata e decorata dai costumisti perchè la maggior parte dei costumi bianchi dell'epoca era troppo trasparente.
"Beach Party" (1963), uno dei beach romance più popolari del periodo. L'attrice protagonista Annette Funicello dovette lottare per ogni singola scena col produttore Walt Disney che voleva imporle il costume intero.
Pelle scamosciata per Raquel Welch in
"Un milione di anni fa" di Don Chaffey (1966)
Durante gli anni '50 i costumi da bagno più venduti rimangono l'intero e le varianti dell'Atome più caste e coprenti, in colori pastello, decorati con rouches e volant, pois, righe, fantasie floreali o d'ispirazione marinara. Il bikini vero e proprio si afferma lentamente lungo gli anni '60 partendo dal Nord Europa, in particolare da Francia, Germania e Svezia, per poi diffondersi e diventare un fenomeno di massa e parte integrante della cultura pop nei decenni successivi. Negli anni '70 le linee e la struttura si semplificano e alleggeriscono, la vita si abbassa, le proporzioni si riducono e la forma predominante è quella triangolare con laccetti sottili, sia per la parte superiore che inferiore. Gli '80 e i '90 sono dominati da blocchi di colori vivaci, vitaminici, neon o fosforescenti, con stampe vistose, i reggiseni, con o senza spalline, tornano ad avere maggior supporto, a volte con coppe preformate o imbottite, gli slip a vita alta sono fortemente sgambati e diventano di uso comune tanga, brasiliani e perizoma.
Fino all'invenzione della Lycra e l'avvento di altre fibre sintetiche simili, sottili, traspiranti, flessibili e impermeabili, la maggior parte dei costumi era realizzata in lana, maglina, spugna, tela, seta, cotone operato, pizzo, uncinetto, ecc materiali rigidi, inadatti, che perdevano facilmente la forma originale, si stingevano sotto il sole e, una volta bagnati, non si asciugavano mai del tutto e diventavano così pesanti da impedire alcuni movimenti.