I PANTALONI

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missholly
icon1  view post Posted on 20/2/2017, 11:59 by: missholly     +1   -1
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I PANTALONI

Per secoli, e fino a buona parte del Novecento inoltrato, indossare pantaloni in pubblico per una donna del mondo occidentale era considerato un atto sacrilego, scandaloso, immorale, rivoluzionario dal punto di vista sociale e politico, addirittura criminale punibile con carcere e pene corporali. Un primo coraggioso tentativo di pantalone femminile furono i "bloomers" nel 1850 , molto gonfi, stretti alla caviglia e con il cavallo basso, da indossare rigorosamente sotto gli abiti tradizionali o lunghe tuniche, ideati e realizzati dal movimento culturale americano vegetariano e femminista creatosi attorno alla scrittrice Amelia Bloom. Immediatamente osteggiati e ridicolizzati da uomini e donne di ogni età e ceto, sono stati riproposti poco dopo, in un formato più allungato e asciutto, dalle suffragette inglesi come capo da infilare sotto la gonna "per migliorare l'igiene e la salute della donna" facilitandole azioni quotidiane come scendere e salire dalla carrozza o da cavallo e guidare le prime biciclette.

I bloomers di Amelia Bloom
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Durante i primi anni del '900 i pochi pantaloni proposti si distinguono in due categorie principali: orientaleggianti o sportivi. I primi sono un'idea dello stilista Paul Poiret, ispirati ai costumi di scena del tour francese del Ballet Russes, morbidi pigiami da casa e tute (jumpsuit) o harem pants alla turca, esotici, colorati, iperdecorati, quasi carnevaleschi, per attrici, ballerine e poche eccentriche e sofisticate dame dell'alta società che potevano permettersi di muoversi fuori dagli schemi consolidati. Ma il vero cavallo di Troia, lo spiraglio attraverso cui il genere femminile potè finalmente assaporare un abbigliamento più comodo e pratico che permettesse di muoversi in libertà, fu lo sport: breechers (molto stretti dal ginocchio in giù per entrare negli stivali, più larghi sui fianchi) da equitazione e aviazione, knickerbockers ("alla zuava", rimborsati sotto il ginocchio) da passeggiata in campagna e in montagna, gonne-pantalone da caccia, sci, pattinaggio e tennis; piccoli shorts e bermuda in maglina di lana per correre e nuotare; lunghi, ampi e fluidi pantaloni da spiaggia con gambale decorato, con spacco laterale, intagliato, plissettato o apribile con bottoncini da abbinare a una giacchetta morbida per le più timide o a una canotta scollata o un reggiseno a fascia con le bretelle per chi non aveva paura di essere giudicata e insultata per strada.

Andare in bicicletta indossando i pantaloni era considerata una doppia provocazione, un affronto alla morale oggetto di sermoni, interrogazioni parlamentari, barzellette e feroci vignette satiriche

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La futura regina Elisabetta d'Inghilterra con i breeches da equitazione, detti anche jodhpurs all'indiana
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Pantaloni corti per fare il bagno, lunghi per passeggiare in riva al mare
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Tute e harem-pants orientaleggianti di Paul Poiret
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L'abito-pantalone indossato da Lady Sybil nella prima stagione di Downton Abbey ricalca un famoso modello di Poiret
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L'unico momento in cui l'attenzione e la pressione sociale sull'argomento sembrano rallentare è durante la prima guerra mondiale quando le donne si trovano a sostituire gli uomini al fronte in fabbrica e nei campi; in questo contesto di grande fatica fisica vengono privilegiati capi universali come salopette in jeans e tute intere con maniche lunghe, colletto, bottoncini o zip centrale in tela di cotone (overall).


Negli anni '20 Coco Chanel presenta gli "slacks", i primi pantaloni d'ispirazione maschile interamente progettati sul corpo femminile, con vita risvoltabile, fianchi arrotondati, gambe lunghe e ampie con piega centrale, tasche a scomparsa e tessuti morbidi e fluidi. Chanel amava molto indossarli fuori Parigi (in città era ancora considerato un crimine) in contesti informali, in vacanza, in campagna, in spiaggia, ecc Il suo abbinamento preferito era con dolcevita monocolore o maglioncini chiari a righe orizzontali scure ispirati ai marinai bretoni. Pochi anni più tardi Elsa Schiaparelli, per cui il diritto ai pantaloni era importante quanto quello al voto, ne propone una versione più frivola ed eccentrica, com'era nel suo stile: al polpaccio, con vita altissima e gambe fortemente scampanate, molto simili ai coulottes tornati recentemente di moda.

Chanel ha indossato e perfezionato gli slacks per tutta la vita, a sinistra il primo paio in assoluto, cucito da sola da giovane ancora prima di cominciare la carriera di stilista
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A destra, Elsa Schiaparelli a Londra negli anni '30 con i suoi panta-coulottes
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Sailor-pants, slacks "alla marinara" con bottoncini decorativi in vita e sui fianchi, una delle varianti più alla moda fra gli anni '30 e '40
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I produttori di Hollywood continueranno ancora a lungo a imporre alle proprie attrici e spettatrici lo stereotipo della "donna con la gonna", femme fatale o fidanzata ideale; fra le poche a opporsi , due donne di grande carisma e dalla fortissima personalità come Marlene Dietrich e Katharine Hepburn. La Dietrich ha precorso i tempi, con il suo look androgino ha dimostrato che il fascino e la femminilità non dipendono da quanti centimetri di pelle viene esposta. Si faceva cucire e tagliare su misura completi giacca e pantalone che indossava senza paura sia sul set, ha fatto storia il suo frac con cilindro, gilet e papillon in "Morocco" nel 1930, che nella vita privata; nonostante fosse già una star di fama internazionale nel 1931 venne addirittura cacciata dal sindaco di Parigi per aver osato camminare per strada con le gambe coperte. Katharine Hepburn comprava gli scarponcini, i pantaloni ampi e le camicie che usava nella vita di tutti i giorni direttamente nei negozi di abbigliamento maschile; ne fece una forma di autoaffermazione che colpì nel profondo le sue ammiratrici che cominciarono a emularla vestendosi come lei.

Katharine Hepburn
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Marlene Dietrich con il frac in "Morocco" e per strada nel 1933 con un completo di Chanel
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Tra gli anni '50 e '60 negli Stati Uniti si diffonde l'abitudine, specialmente fra le ragazze più giovani, di arrotolare i jeans fra caviglia e ginocchio in situazioni di grande relax, in estate, in vacanza, fra le 4 mura di casa propria, in giardino, dopo la scuola, ecc Nello stesso periodo in Europa, con successo lento ma crescente, la stilista Sonja de Lennart propone come alternativa alla classica calzamaglia pesante per gli allenamenti di danza dei pantaloni fra caviglia e polpaccio, dalla linea asciutta e gamba aderente, di grande qualità sartoriale, in tessuti preziosi ma leggeri e traspiranti come raso, seta, sangallo, cotone di Vichy, operato e a nido d'ape. La prima a indossarli al di fuori dell'ambito sportivo, abbinati a un'ampia gonna a pareo che ne copriva il retro e parte dei fianchi, è stata Grace Kelly ma sono diventati famosi grazie a Audrey Hepburn e Brigitte Bardot, entrambe ex ballerine, e alle foto scattate dai paparazzi a Jackie Kennedy in vacanza a Capri da cui prenderanno il nome di capri-pants.


Nel 1966 la prima sfilata di smoking (tuxedo) al femminile di Yves Saint Laurent crea grande sconcerto e indignazione; nonostante le sue clienti, come Catherine Deneuve, fossero ricche, famose e ben inserite nell'alta società, vengono costrette a togliersi i pantaloni e usare la giacca come mini abito prima di entrare nei ristoranti e teatri più prestigiosi della città. A meno di due anni dai movimenti universitari del '68, nella progressista Parigi, a una donna "perbene" era consentito frequentare un locale pubblico in lingerie ma non con le gambe elegantemente avvolte in pantaloni da uomo.

Yves Saint Laurent con la sua musa Catherine Deneuve
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In molte zone d'Italia più isolate, rurali, conservatrici e provinciali, sparse a macchia di leopardo per la penisola, per tutti gli anni '70 una donna con addosso pantaloni a palazzo o a zampa d'elefante è ancora percepita come qualcosa di provocatorio, trasgressivo e giovanilista, quasi rivoluzionario. Solo dagli anni '80 inoltrati in poi, anche grazie ai dibattiti nazionali e internazionali accesi dal libro autobiografico "Volevo i pantaloni" di Lara Cardella del 1989 diventa ovunque parte della normale quotidianità.

Evan Rachel Wood ai Golden Globes 2017, omaggio a Marlene Dietrich e David Bowie

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